L’immaginario della sessualità

Ho sempre pensato che l’immaginario è l’immaginario, hai delle fantasie, che nascono chissà dove, e quelle sono.  E questo vale anche per quanto riguarda le fantasie legate alla sessualità. Poi ho avuto la grande fortuna di leggere i libri di Riane Eisler, Il piacere è sacro e Il calice e la spada, e mi si è aperto un mondo.

Ho iniziato a comprendere quanto ci sia di culturale, in queste nostre fantasie, anche e soprattutto in quelle sessuali. Un substrato di cultura e società che ci porta a fantasticare in una determinata direzione.

Poi ho iniziato a chiedermi cosa ci fosse dietro a queste fantasie. Cioè, qual è la reale esperienza, la vera sensazione che vado a ricercare, con l’immaginazione? Perché, personalmente, dominio e potere non fanno proprio parte di quello che coltivo nella vita di tutti i giorni, quindi perché l’immaginario del sesso che mi vedevo girare intorno andava sempre in quella direzione?

C’è un passaggio che ho fatto, grazie al lavoro sulla Sessualità Sacra: quello che ricerchiamo in un rapporto sessuale è il massimo abbandono, la massima resa, e la totale presenza. Questo nel migliore dei mondi possibili. Nel nostro spesso trasformiamo queste sensazioni in un gioco di dominanza.

Prova a pensarci: come sarebbero i tuoi rapporti sessuali se tu fossi completamente presente a te stessa? Se ascoltassi tutte le sensazioni del tuo corpo per quello che sono. Se non fossi proiettata verso un risultato, per te e per lui. Pensa a come sarebbe diverso se solo non pensassimo che l’orgasmo è la meta. Perché l’orgasmo non è la meta, o almeno non l’unica. Il sesso può essere bellissimo ed appagante anche senza raggiungere l’orgasmo. A patto di aver vissuto pienamente tutto il rapporto.

E come sarebbe poterti affidare completamente al tuo partner, senza trattenere nulla? E se vuoi dirmi che lo fai ti dirò che sei molto fortunata, ma che molte, moltissime donne hanno introiettato pensieri e pregiudizi di cui non sono neanche consapevoli. Per esempio che un po’ di dolore è normale, si può sopportare. Che non si può dire che non ci piace quello che sta facendo, perché ci rimarrebbe male.  E non fare troppo rumore, che ti sentono e che lui pensa male, e non farne troppo poco, che poi pensa che non ti stia piacendo… e così via, in un’inifinità di variazioni sul tema. Tutta questa mente, tutti questi pre-concetti e pre-giudizi ti portano a non essere del tutto presente a quello che sta succedendo, e di conseguenza a non poterti completamente affidare, non tanto a lui, quanto al tuo corpo, ai tuoi sensi, all’onda della sessualità.

Oggi voglio darti un consiglio: se qualcosa di tutto questo discorso ti risuona, se pensi che possa esserci qualcosa di vero, parlane col tuo partner, e provate a sperimentare. Come? Dedicatevi presenza vera. Guardatevi negli occhi. Respirate profondamente. Accompagnatevi l’un l’altro godendovi il viaggio, senza cercare di raggiungere una meta. Parlatevi. Lasciate fluire le emozioni, che sia pianto o riso, non giudicatevi e lasciate andare.

Io ti aspetto qui, perché sono sicura che mi racconterai che qualcosa è cambiato, e più sarete presenti, e più sarete intensi. Non ho dubbi, perché ho già visto molte coppie trovare una diversa intimità grazie alla presenza! E qui puoi trovare i miei percorsi sulla Sessualità Sacra.

Buon viaggio!

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